#EURORIVALI – La sostenibilità del calcio portoghese

In questo nuovo approfondimento – curato da Andrea Barbuti – proseguiamo il viaggio alla scoperta dell’impegno sostenibile di alcune europrotagoniste, con il ritorno tra Atalanta e Sporting che ci consente di aprire una finestra sul movimento lusitano. Un percorso nel complesso relativamente recente, che già annovera alcune eccellenze, ma che deve fare i conti anche con il “problema” di livellare la qualità delle proposte dell’intero ecosistema.

Sostenibilità e responsabilità sociale sono due concetti che si sono legati al calcio in tempi molto recenti in Portogallo, ma che si stanno sviluppando abbastanza velocemente grazie soprattutto all’impegno della Federação Portuguesa de Futebol e della Liga Portugal, oltre che al ruolo trainante delle três grandes.

Benfica, Sporting e Porto sono a tutti gli effetti big del calcio nazionale ed europeo, e questo si rispecchia anche nelle loro strategie di sostenibilità. Qualcosa che ha però determinato una spaccatura abbastanza netta nel calcio lusitano (con Braga e Vitoria SC a fare da collante), sia a livello di risultati che economico, e con anche la dimensione della responsabilità sociale ad esserne in qualche modo influenzata.

Squadre come Moreirense, Casa Pia e Gil Vicente, giusto per dirne tre, abituate a non arrivare quasi nemmeno al milione di budget per il mercato, hanno molte meno risorse per le loro iniziative sociali e ambientali. Eppure, qualcosa si sta muovendo ultimamente, grazie soprattutto a un’idea della Liga Portugal che sta provando a colmare questo gap.

Le nuove strategie di FPF e Liga Portugal

Futebol com propósito (in italiano: “calcio con uno scopo”) è il nome della strategia di sostenibilità pubblicata dalla Federação Portuguesa de Futebol nel 2023. È basata su undici tematiche e recepisce le linee guida UEFA. Molta attenzione viene data alla parte di sostenibilità ambientale. Il primo passo sarà una serie di interventi per rendere sostenibile la Cidade do Futebol di Oeiras (la nostra Coverciano, a pochi chilometri da Lisbona). Temporalmente, invece, la strategia tende al 2030, una data simbolica perché è sia l’anno in cui il Portogallo ospiterà (assieme ad altre nazioni) i Mondiali, sia quello che sancisce il termine ultimo dell’Agenda 2030 dell’ONU. La FPF si pone come ente promotore del calcio in tutti i suoi aspetti, compresi quelli sociali e ambientali.

Le iniziative della Liga Portugal sono quasi interamente delegate alla sua fondazione, la Fundação do Futebol, anche questa abbastanza recente, avendo pubblicato il suo primissimo piano strategico triennale nel 2022. L’impegno della fondazione si sviluppa in cinque aree tematiche principali: grandi cause umanitarie, inclusione sociale, sostenibilità ambientale, protezione dei valori e scienza e tecnologia al servizio del calcio.

Importante è stata l’ultima edizione delle final four dell’Allianz Cup (una delle due coppe nazionali), che si è giocata a gennaio a Leiria, a nord di Lisbona. Durante l’evento sono state promosse e realizzate diverse iniziative in tutti gli ambiti d’intervento. Inoltre, ogni mese, Liga Portugal e Fundação do Futebol premiano la miglior iniziativa di sostenibilità delle squadre partecipanti al campionato. In questo modo, si incentiva sempre di più l’azione sociale e ambientale fra le società calcistiche, si valorizza – dandogli visibilità – l’impegno delle squadre più piccole (che hanno risorse più limitate), e si promuovono tali valori fra i tifosi.

Lisbona: capitale del calcio sostenibile

Chi non ha bisogno di visibilità sono le due squadre di Lisbona: Sporting e Benfica.

I Leões si definiscono, nel proprio bilancio di sostenibilità, clube com propósito, allineandosi dal punto di vista lessicale con la federazione, clube das pessoas (club delle persone), clube para todos (club per tutti) – rispettivamente per l’attenzione al benessere dei propri dipendenti e le iniziative di inclusione sociale, ricordando vagamente la strategia di sostenibilità adottata dal Milan – e clube verde, come il proprio principale colore sociale, per l’attenzione all’ambiente.

Più nello specifico, lo Sporting ha aderito nel 2020 al programma Sports for Climate Action dell’ONU. Già da qualche anno traccia e calcola le proprie emissioni di carbonio e dedica attenzione e trasparenza alla gestione delle risorse idriche e dei rifiuti. Per le proprie iniziative sociali, invece, il principale partner è la Santa Casa Misericordia di Lisbona, che condivide con la precedentemente citata Fundação do Futebol.

Il Benfica è invece probabilmente il vero pioniere del calcio sostenibile e responsabile in Portogallo. Benfica Foundation è stata fondata nel 2009, e ha ad oggi progetti attivi in dodici paesi del mondo, principalmente concentrati sui più piccoli e sulla riduzione delle differenze sociali per le generazioni future. Fra i vari interventi che mettono il calcio al centro dell’educazione, ce n’è anche uno che prevede quel calcio di strada di cui in Italia lamentiamo tanto la scomparsa.

L’educazione è un campo inclinato. Aiuta Fundação Benfica a livellare la partita combattendo abbandono scolare attraverso lo sport” – è la sua mission.

La strategia di sostenibilità ambientale delle Aguias è invece denominata Eco Benfica. Negli anni ha portato a diverse migliorie come l’utilizzo di bicchieri riutilizzabili all’Estádio Da Luz, l’installazione di pannelli solari nelle strutture del club, la nascita di un hub di mobilità elettrica nel parcheggio dello stadio (che altro non è che un insieme di colonnine elettriche), l’utilizzo di acque sotterranee per l’irrigazione dei campi e di acque pluviali per la pulizia dello stadio e infine il riciclo dell’olio alimentare esausto utilizzato nei servizi di ristorazione allo stadio, in collaborazione con la startup portoghese EcoX, che lo usa per fare detergenti biodegradabili. Inoltre, il Benfica possiede un vero e proprio centro di smaltimento dei rifiuti, costruito in collaborazione con il comune di Lisbona e inaugurato nel 2011.

Il Porto e le squadre del Centro-Nord

L’approccio del Porto è qualcosa di quasi unico a livello europeo. Il club del centro del Portogallo da quattro stagioni realizza un bilancio di sostenibilità e l’Estádio do Dragão è stato uno dei primi in Europa ad ottenere la certificazione ISO 14001 per la propria sostenibilità ambientale. Inoltre, come al Da Luz, al Do Dragão si beve solo in bicchieri riutilizzabili, non solo all’interno dello stadio, ma anche nell’area adiacente dedicata allo street food.

La parte interessante, però, è un’altra. I Dragões fanno parte – come club pilota – di due programmi finanziati dall’Unione Europea in collaborazione con la Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa, volti a studiare metodi innovativi per rendere lo sport system più sostenibile, coinvolgendo istituzioni e altri stakeholder. Il programma ACCESS riguarda lo sport nelle città circolari, mentre FREE KICKS ha l’obiettivo di far sì che anche le organizzazioni sportive implementino i sistemi di gestione ambientale studiati dall’Unione Europea. Si tratta di due programmi a lungo termine destinati a trasformare il Porto in uno dei modelli da seguire quanto a sostenibilità.

Un fatto sicuramente curioso è che nella regione del Minho (quella più a nord del paese), le tre squadre più importanti abbiano una fondazione e che tutte e tre si chiamino allo stesso modo: Braga Solidário, Vitória Solidário e Famalicão Solidário. Funzionano, più o meno, alla stessa maniera, anche se con fondi a disposizione sicuramente diversi, e si basano sul dare sostegno economico e materiale alla Croce Rossa e a diverse associazioni, scuole ed ospedali locali.

Delle altre squadre, l’unica ad avere un impegno relativamente strutturato è il Rio Ave (i milanisti lo ricorderanno per quel piovoso ed infinito preliminare di Europa League vinto dopo dodici rigori) con il suo Rio Ave Social. Le altre squadre, invece, brancolano ancora fra iniziative singole e con poco budget a disposizione. Una di queste è però da segnalare. L’Estoril Praia, squadra di una località balneare dell’area metropolitana di Lisbona, in questa stagione gioca con la stessa maglia della scorsa, realizzata in materiale riciclato. Si tratta ancora di uno dei pochi casi in Europa (fra cui il Como, il Brentford e l’Union Saint-Gilloise).

In conclusione, dal punto di vista della CSR, il sistema calcistico portoghese è per molti aspetti simile a quello di moti altri paesi (compresa l’Italia): i top club con le loro strategie di sostenibilità da una parte – il Porto è destinato a fare da apripista nei prossimi anni, non solo a livello nazionale – e tutte le altre dall’altra, con tanta buona volontà ma poche risorse (e anche poca fantasia, rispetto a club di altri paesi più a nord, come avevamo visto in Svizzera). Una cosa però è certa. Nel 2030 il Portogallo ospiterà i Mondiali e la FPF sembra molto determinata ad arrivarci pronta, per stupire sia in campo che fuori.