Cosa c’entra il calcio con la nuova normativa europea sulla rendicontazione di sostenibilità?

Le nuove disposizioni in materia di sostenibilità provenienti da Bruxelles (Direttiva 2022/2464) investiranno presto anche il mondo del pallone. Per capire meglio dettagli e risvolti pratici di tale normativa,abbiamo approfondito il tema insieme ad Andrea Casadei e Rebecca Fedeli, rispettivamente Fondatore e Responsabile Sostenibilità della società di consulenza Bilanciarsi.

Partiamo da un dato oggettivo emerso dal nostro ultimo report sull’impegno per la sostenibilità dei Club di Serie A. Guardando alla stagione 2022/2023, solo 2 società su 20 (10%) – una quotata e una no – hanno pubblicato un bilancio di sostenibilità. A prima impressione, perché questi valori?

“Può in effetti sembrare un numero basso. Eppure, guardando alla totalità delle imprese italiane, non abbiamo un 10% di aziende che redige un bilancio di sostenibilità. Pertanto, allo stato attuale del mondo del calcio, già due rappresentano un segnale positivo. Senz’altro, però, vorremmo vedere una percentuale più alta; anzi, ci aspettiamo che i numeri crescano rapidamente per vari motivi. Innanzitutto, per una questione diemulazione reciproca (trattandosi di un ambiente abbastanza circoscritto) e di attenzione da parte del mercato (nel calcio, in particolare da sponsor e partner commerciali). In secondo luogo, vi è un’importante evoluzione normativa in atto che obbligherà negli anni a venire sempre più aziende a rendicontare il proprio impatto ambientale e sociale. In tale contesto, sotto la spinta della Commissione Europea,UEFA e FIGC hanno già adottato una strategia di sviluppo sostenibile che sarà la linea guida che tutti i Club dovranno seguire in futuro”.

C’è poi un discorso che potremmo aprire sull’utilità del bilancio di sostenibilità, vale a dire se sia effettivamente lo strumento più adatto per comunicare i risultati ottenuti. Forse sarebbe più corretto parlare di bilancio d’impatto, visto il valore che i club calcistici possono generare per i rispettivi territori, specialmente nei confronti dei giovani. Parlare di “impatto” è più opportuno anche per la nuova direttiva europea, che sta spingendo le organizzazioni a tenere conto degli effetti positivi e negativi che generano nei confronti dei propri stakeholder. Senza dubbio,nel mondo del calcio parlaredi impatto consente divalorizzare meglio i risvolti positivi del lavoro dei Club, specialmente sotto il profilo del benessere psicofisico, del senso di aggregazione, del coinvolgimento dei giovani, e persino del contributo economicoper il territorio”.

Tra le possibili leve che possono accelerarel’adozione di pratiche sostenibili c’è anche quella normativa, relativa alle nuove disposizionieuropee che arrivano da Bruxelles. Di cosa si tratta esattamente?

“Si tratta una nuova direttiva sulla rendicontazione di sostenibilità (definita Corporate Sustainability Reporting Directive, CSRD) approvata dalla Commissione Europea nel 2021 e che da quest’anno (2024) dovrà essere recepita anche dai legislatori nazionali degli Stati membri (in Italia c’è già qualcosa di simile, ma “limitato” solo ad enti di interesse pubblico). L’obiettivo della CSRD è quello di promuovere maggiore trasparenza e responsabilità sui temi della sostenibilità tra tutte le aziende – non solo quelle più grandi – obbligandole a redigere un rendiconto delle informazioni non finanziarie. L’estensione dei parametri considerati (stato patrimoniale, numero dei dipendenti e ricavi) porterà ad un significativoampliamento del ventaglio delle aziende interessate: si passerà da 11.700 imprese a circa 49.000, di cui 4.000 soltanto in Italia. Chi non sarà allineato alla norma, ovvero non redigerà il Bilancio di sostenibilità, subiràsanzioni e – soprattutto – un dannoreputazionale non indifferente”.

Entrando nello specifico, questa normativa toccherà anche le società di calcio?

“La direttiva ricadrà sicuramente su quei Club che superano i parametri definiti dalla norma. Tuttavia, è importante sottolineare cheanche le società calcistiche più piccole, non soggette alla direttiva, possono essere investite dalle richieste di informazioni sulla sostenibilità– ad esempio presenza di certificazioni, politiche ambientali, sociali, ecc. – da parte dipartner(come parte del loro processo di rendicontazione), o persino dalle banche(che sempre più spesso richiedono il livello di sostenibilità di un’impresa per definire la relativa politica creditizia e valutare i rischi ESG connessi agli investimenti). Insomma, non c’è via d’uscita! E se pur vero che l’entrata in vigore della CSRD sarà graduale, il consiglio è comunque quello di anticipare la normativa, anche un po’ per “allenarsi” a queste nuove dinamiche”.

In alcuni articoli pubblicati sulla pagina ufficiale di Bilanciarsi avete fatto più volte riferimento a potenziali difficoltà a cui le aziende soggette a questa nuova normativa dovranno far fronte. Inserendo anche le società di calcio in questo gruppo di soggetti interessati, quali potrebbero essere questi ostacoli?

“I nuovi standard e le nuove metodologie da utilizzare potrebbero essere un iniziale problema, non essendo di semplicissima interpretazione, persino per noi consulenti. Pertanto, già qui emerge una criticità in ambito di formazione e sviluppo di competenze che vanno erogate.Vi è poi la difficoltà legata alla capacità di raccogliere le informazioni con precisione: a differenza di aziende di altri settori che magari hanno già strumenti specifici di misurazione, nello sport misurare un certo tipo di impatto – ad esempio il valore economico indotto dagli eventi o i risvolti positivi di natura sociale – è ad oggi ancora abbastanza complicato, in primis per la mancanza di dati da monitorare. Per le realtà più piccole, infine, ci sono spesso problemi di tipo strutturale, dovuti per esempio all’assenza di una funzione specificadi sostenibilitàe, più in generale,alla mancanza diconsapevolezzasul tema”.

Aldilà delle criticità che la direttiva porta con sé, e che sicuramente andranno affrontate per essere compliance, quali sono i potenziali vantaggi e beneficidella CSRD e, in generale, di adottare un approccio sostenibile?

“Innanzitutto, comportamenti etici e trasparenti (e la capacità di rendicontarli, n.d.r.) stanno diventando sempre più importanti nell’attrarre in azienda nuovi talentie aumentare il senso di appartenenza tra i dipendenti, specialmente tra i giovani. In secondo luogo,la valutazione dei rischi ambientali e socialie l’analisi delle performance ESG, se conosciute (perché monitorate), possono efficientare la gestione aziendale, con risvolti positivi anche a livello economico. Prendendo poi in considerazione la sostenibilità nelle sue tre dimensioni, si riesce veramente ad inquadrare l’azienda a 360°, intercettando innanzitutto possibili criticità e identificando aree di miglioramento, ma aprendo anche le porte a possibili agevolazioni e finanziamenti. Possiamo quindi dire che un documento come il Report di sostenibilità, specialmente secertificato, aiuta a comunicare e dimostrare un certo tipo di impegno, mettendo a sintesi e valorizzando tutta una serie di informazioni aziendali che nel bilancio di esercizio non vengono minimamenteconsiderate”.

“Un ulteriore elemento che possiamo prendere in considerazione è l’opportunitàdi attrarre anche sponsor e partner commerciali. Riuscire a dimostrare – attraverso un report ufficiale e asseverato- il proprio impegnoper il territorio potrebbe aprire le porte a nuove collaborazioni: in tale conteso, il calcio potrebbe ricoprire il ruolo di interlocutore per altre organizzazioni che condividono la stessa visione e gli stessi valori. Grazie alla grande popolarità di questo sport e la sua capacità di coinvolgere e arrivare alle persone,il calcio può svolgere davvero un ruolo chiave nel promuovere la sostenibilità”.

Insomma, più di un buon motivo per cominciare a considerare la sostenibilità un elemento strategico. Ma, in concreto, da dove partire?

“Innanzitutto, un percorso di sostenibilità serio deve partire da una strategia; il report di sostenibilità è solo il naturale punto di arrivo. C’è però bisogno di un disegno a monte, che guardi alle proprie risorse e al contesto nel quale si opera, e che definisca una roadmap realistica di dove si vuole arrivare,anche a piccoli passi. Un altro elemento fondamentale per corroborare la sostenibilità in azienda è l’engagement delle persone su questi temi, necessario a creare una base di consapevolezza diffusa affinché tutti si sentano coinvolti (soprattutto nel caso in cui si debba redigere un bilancio di sostenibilità). L’ultimoaspetto, ma non per importanza, è l’impegno da parte di chi si trova al vertice dell’azienda: mancando questo elemento, vengono meno i necessari presupposti per un percorso di sviluppo sostenibile realmente efficace”.