Online il Report CSR in Serie A

Arrivata alla sua terza edizione, l’indagine sulla responsabilità sociale tra i club della nostra massima divisione calcistica – ad oggi documento unico in Italia – torna ad accendere i riflettori su una dimensione sempre più importante per l’industria calcio. Ma affrontata a dovere? 

Ci siamo! Dopo mesi di lavoro è finalmente online ‘CSR in Serie A’, l’indagine targata Community Soccer Report che accende i riflettori sulla responsabilità sociale tra i club della nostra massima divisione calcistica. Un documento – ad oggi unico in Italia – che scava all’interno di questa dimensione sempre più importante non solo per il nostro calcio.  

Lo confermano le tantissime iniziative messe in campo ogni settimana dai vari protagonisti del gioco, non ultime quelle contro la violenza di genere o per celebrare la Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità. Ma ai più alti livelli, ne è una testimonianza anche l’impegno della UEFA (che in parte ha toccato direttamente anche il nostro paese), per non parlare delle vicende extra campo che stanno caratterizzando le settimane del Mondiale. Dimostrazioni, insomma, che no, il calcio non è un semplice gioco.  

È invece una piattaforma, un veicolo, un’esperienza capace di coinvolgere, sensibilizzare, educare e, potenzialmente, innescare un cambiamento positivo. Con vantaggi concreti, peraltro, per chi in grado di dare fondo a questo impegno. Reputazione, visibilità, riconoscibilità, senso di appartenenza, elementi indispensabili nel calcio di oggi legato non unicamente alle logiche dei ventidue in campo. 

Un’opportunità solo potenziale, dicevamo, che deve per questo trovare le giuste condizioni per potersi esprimere al meglio. Ma, almeno in Italia, è realmente così? In altre parole, i club della nostra massima serie stanno veramente sfruttando al massimo la loro posizione di vantaggio e la relativa responsabilità sociale per perseguire gli obiettivi a cui facevamo riferimento un attimo fa, e godere dei vantaggi annessi? E se sì, in che modo?  

Sono queste le domande che supportano da sempre il nostro impegno, e che rappresentano la base su cui è costruito questo report. Spunti dai quali partire, questi, per innescare quel processo di riflessione costruttiva – fondata peraltro su dati oggettivi – che è elemento fondamentale di qualsiasi progetto voglia definirsi vincente.  

IL REPORT  

Come già fatto lo scorso anno, anche il report relativo alla stagione 2021/2022 è organizzato sulla base dei cosiddetti criteri ESG (ambiente, governance e sociale), ovvero le tre dimensioni della sostenibilità. Una scelta legata alla volontà di inquadrare l’impegno del nostro calcio entro paletti specifici, orientando la conversazione sul tema verso un linguaggio allineato agli standard del mercato attuale.  

Non gli unici criteri considerati, comunque. Perché per dare ulteriore credibilità e solidità al lavoro abbiamo deciso di rifarci anche ad una serie di riferimenti riconosciuti a livello internazionale. Il modello ISO 26000 sulla responsabilità sociale, ad esempio oppure lo studio “CSR in European Football” dell’ECA, e lo Sport for Climate Action Framework delle Nazioni Unite (per maggiori info, vedi la sezione ‘Note Metodologiche‘). 

Infine, è stata confermata la decisione di recuperare i dati consultando unicamente i canali ufficiali delle squadre (sito e social di riferimento). Una scelta che sfrutta da un lato la validità di questi canali, mentre dall’altra intende dare valore alla capacità dei club di comunicare e diffondere il proprio impegno. 

DA COSA RIPARTIRE? 

Diversi, come pronosticabile, gli spunti emersi dall’indagine, con alcuni che possono senz’altro rappresentare buone fondamenta su cui costruire il proseguo di questo percorso responsabile.  

Come l’impegno legato ai temi dell’equità, della diversità e dell’inclusione (lotta al razzismo, uguaglianza di genere, disabilità, ecc.) Davvero diffuso, peraltro toccando varie dimensioni della responsabilità sociale (dall’educazione allo sport, passando per la comunicazione e la beneficenza), segnale che il movimento vuole farsi promotore di questo messaggio. È vero, a volte l’approccio al tema è risultato ancora troppo superficiale e sbrigativo (rimaniamo convinti che non ci si possa limitare ad un messaggio sui social), e non tutti sembrano aver accolto questo impegno come meriterebbe, ma il numero di iniziative lascia ben sperare anche in previsione di potenziali modelli condivisi da proporre su scala nazionale (mossa che darebbe un’ulteriore importante accelerata, e in cui la Lega – anche in virtù di modelli già esistenti – può farsi promotrice). 

La seconda certezza risiede nelle aree in cui la nostra Serie A è da tempo forte e presente (soprattutto per l’elevato il numero di azioni riscontrate). Come la beneficenza, con tante iniziative e la grande capacità di rispondere velocemente a situazioni di difficoltà collettiva (vedi la sezione del report dedicata alla guerra in Ucraina). C’è poi lo sport, anch’esso ricchissimo di interventi, con anche un – seppur moderato – crescendo legato alle attività sportive per tutti (aspetto su cui puntare ulteriormente, magari guardando ad un ampliamento della platea al di là dei giovani in età scolare). Infine, importante anche il numero di collaborazioni (commerciali e non) attivate in chiave responsabilità sociale. Oltre 70 iniziative, coinvolgendo la quasi totalità dei club e toccando moltissime aree. Segnale, probabilmente, della voglia di sfruttare il proprio network (del quale le società di calcio rappresentano il centro nevralgico) anche in quest’ottica.  

DOVE SI DEVE MIGLIORARE 

Aspetti positivi sì, ma non mancano naturalmente quelli su cui si deve necessariamente migliorare. Il principale crediamo risponda alla seguente domanda: “chi fa cosa?” In altre parole, chi e/o cosa (inteso come struttura operativa) si occupa della responsabilità sociale nei nostri club? Un quesito a cui siamo riusciti a rispondere solo per il 60% delle società di Serie A. Un dato incoraggiante solo all’apparenza. Perché ci si aspetterebbe chiarezza operativa da parte di tutti vista la caratura del tema. E poi il dato “nasconde” un sistema ancora troppo frammentato, con ruoli prestati dalla comunicazione o dal marketing, fondazioni benefiche solo in teoria, e “staff fantasma” che non compare nell’organigramma societario. Insomma, poca chiarezza per cui crediamo debbano muoversi sia club che Lega (anche perché le normative e i casi studio a cui rifarsi non mancano) per quantomeno impostare una linea da seguire. 

A questo – anche perché abbastanza correlato – ci alleghiamo una creazione d’impatto sociale ancora troppo spesso estemporanea, poco “intenzionale” e, in qualche modo, scarsamente pianificata. Meno del 50% dei club ha un pezzo di carta che delinei esattamente cosa si vuole fare, perché e come (e no, i vari codici etici “copie e incolla” in cui è dedicato un paragrafo alla responsabilità sociale non lo possono essere considerati). Se si guarda poi a quanti strutturano il proprio lavoro sulla base di aree di intervento (pratica molto comune in Europa), il dato scende al 25%. Paradossale in un certo senso, perché un approccio simile faciliterebbe di gran lunga il lavoro, definendo un piano d’azione (magari verso temi rilevanti ai propri stakeholder) senz’altro utile a convogliare sforzi e risorse in maniera efficace ed efficiente. Tra l’altro, un simile modello è forse necessario in ambiti come la sostenibilità ambientale, in cui non si può lasciare nulla al caso. Sarà quindi (anche) per questo motivo che la lotta al cambiamento climatico è risultata una delle aree di lavoro con maggiori carenze? 

Per ultimo, un deciso step in avanti deve arrivare sul piano comunicativo. Le difficoltà riscontrate nel recuperarle parlano di una mole di informazioni importante (dato sicuramente positivo), ma non valorizzata a dovere. Le iniziative appaiono quasi sempre nella sezione news dei canali ufficiali, ma poi si “perdono” tra i vari comunicati, bollettini post allenamento, informazioni sul matchday e promozioni dedicate ai fan. Solo il 45% dei club assicura una copertura dedicata, ad esempio attraverso pagine o sezioni specifiche del proprio sito. Una soluzione che crediamo tutto sommato di semplice realizzazione, ma con un risultato finale in grado di valorizzare in maniera esponenziale il lavoro svolto, aprendo le porte a ulteriori opportunità per confermare il proprio ruolo di riferimento per il territorio. 

Curiosi di scoprire altro sull’impegno socialmente responsabile dei club di Serie A?

Per scaricare il report completo: CSR REPORT SERIE A 2021.2022