Estate 2022: maglie e responsabilità sociale

Quello tra le maglie delle squadre di calcio e la responsabilità sociale sta diventando un connubio sempre più frequente nella football industry, con i club che ne sfruttano il lancio (ma non solo) per promuovere iniziative di stampo sociale o ambientale. Abbiamo passato in rassegna le principali proposte dell’estate 2022.  

La divisa dei club? Questione (anche) di responsabilità sociale. Non una novità sui nostri canali, visto che già lo scorso anno c’eravamo occupati del tema, sorpresi positivamente dal numero di iniziative legate al lancio delle nuove maglie delle squadre di calcio.  

Come già riconosciuto allora, ribadiamo l’idea secondo cui le casacche rientrano perfettamente nel bagaglio di strumenti a disposizione dei club per alimentare il proprio impegno sociale e ambientale. Per l’evento che questo momento rappresenta per i tifosi, ad esempio, con i social quali cassa di risonanza capace di renderlo di fatto globale. Ma anche per quello che una maglia simboleggia, contribuendo a definire l’identità stessa di una società, e quindi sfruttabile per creare un legame riconoscibile con certe tematiche (soprattutto se queste sono cause che il club in questione abbraccia con frequenza).  

Ebbene, anche quest’anno non sono mancati esempi positivi provenienti da tutta Europa (Italia inclusa). Iniziative davvero interessanti, e in molti casi anche in linea con un impegno già esistente e strutturato. Un elemento, questo, che avvaliamo con convinzione, permettendo di andare oltre l’idea di iniziativa “spot”, ma invece ragionando in termini di impatto e continuità del proprio impegno responsabile. 

UN OCCHIO (SEMPRE PIÙ FREQUENTE) AL “GREEN” 

La questione della maglia che tenga d’occhio o promuova parametri di sostenibilità ambientale è uno di quegli argomenti che sempre più squadre stanno abbracciando, in un trend positivo per tutta la football industry. E diciamo per fortuna, viste le tecnologie oramai a disposizione per fare un piccolo ma importante passo in ottica green.  

Il numero di club che, grazie anche alla collaborazione con i propri sponsor tecnici, hanno optato per tessuti ricavati da plastica o altro materiale riciclato inizia ad essere importante. Solo in Italia, ad esempio, pensiamo all’Inter, al Bologna o al Sassuolo, in una lista assolutamente non esaustiva.  

Tuttavia, tra i tanti ci sentiamo di menzionare l’Udinese. Non fosse per il fatto che il club friulano, con le azioni realizzate alla Dacia Arena, altre iniziative sul tema, e soprattutto la firma allo Sport for Climate Action Framework delle Nazioni Unite rispettano quel criterio di approccio strutturato e diffuso che menzionavamo poco fa.  

Facendo invece un giro fuori dei nostri confini, interessante l’iniziativa dell’FC Nantes (già abbastanza attivo sui temi green). I francesi hanno lanciato una maglia che è un simbolo di economia circolare. Il tessuto utilizzato per la divisa proviene da materiale 100% riciclato. Poi, al termine della stagione, i tifosi possono restituire la casacca (ricevendo un voucher da spendere nei negozi del club), con le divise raccolte utilizzate per ricavare tessuto grezzo da usare per la produzione di altri capi. 

Ma una maglia è anche soprattutto un veicolo per comunicare messaggi. L’ha capito il Reading FC, squadra inglese di Championship che ha inserito un particolare pattern sulla manica delle proprie divise. Il riferimento è ai cambiamenti climatici, e l’applicazione di queste “climate stripes” (tradotto, strisce di riscaldamento, ovvero elementi grafici che rappresentano visivamente le tendenze della temperatura nel tempo) è proprio un monito per sensibilizzare sul tema e innescare un dialogo costruttivo. Un percorso, tra l’altro, che il club ha da qualche tempo intrapreso con l’università locale, e a cui questa iniziativa darà sicuramente grande visibilità.  

Sempre nel Regno Unito, altro bell’esempio è quello del Manchester City. Da tempo impegnato su più fronti in tema di sostenibilità, il contrasto allo spreco dell’acqua a livello globale è forse la battaglia principe dei Citizens, promossa insieme al partner Xylem. La nuova divisa away dei Campioni d’Inghilterra è un tributo a questo impegno, gesto concreto per promuovere buone pratiche di produzione (visto che la tecnica utilizzata guarda proprio alla riduzione decisa del consumo idrico) e un’occasione per lanciare una nuova gamma di progetti che verrà realizzata in giro per il mondo.  

Infine, impossibile non citare il caso del Brentford FC. Niente di troppo “sfarzoso” o costruito da parte delle “Api” dell’ovest di Londra, semplicemente la scelta di riutilizzare lo stesso kit per più di una stagione. Una decisione, questa, anche in ottica ambientale, che fa il paio con quanto realizzato nella comunità.  

UNA MAGLIA PER IL SOCIALE 

Altro grande tema legato al lancio delle nuove maglie è quello che riguarda il sociale. Anche in questo caso, le possibilità correlate sono numerose con ottimi esempi che arrivano da ogni angolo del continente.    

Una soluzione abbastanza ricorrente in queste ultime settimane è stata la raccolta fondi attraverso la vendita delle nuove divise per sostenere progetti di vario titolo. L’ha fatto l’Arsenal (nome che ritroveremo anche più avanti), il cui lancio della nuova divisa home ha immortalato alcuni giocatori e giocatrici all’interno di attività proposte dal dipartimento Community dei londinesi. Occasione, questa, per darne visibilità, ma anche in qualche modo rafforzarne il sostegno visto che parte del ricavato è andato proprio a finanziare gli stessi progetti. 

Sempre in Inghilterra, scendiamo un campionato più sotto per trovare il West Bromwich Albion. La seconda maglia dei Baggies è un tributo all’ex attaccante Cyril Reggis, personalità importante anche per il suo impegno extra campo. Dopo la sua morte nel 2018 è nata una Fondazione benefica, che il club ha deciso di affiancare e sostenere grazie proprio al ricavato della divisa, puntando a lanciare eventi e attività durante l’arco della stagione. 

Una modalità simile a quella appena descritta la ritroviamo anche in Italia grazie al Como 1907, con i lariani che si confermano come una delle società più virtuose del nostro panorama calcistico (raccontato in un nostro approfondimento esclusivo). La nuova divisa casalinga, caratterizzata tra l’altro da un design davvero particolare grazie alla collaborazione con lo stilista Didit Hediprasetyo, contribuirà a sostenere progetti sociali sul territorio, con l’intero ricavato devoluto per questo impegno.     

E cosa fare di tutte quelle divise avanzate dalla stagione precedente, sostituite dalle nuove? Una risposta in questo senso l’ha fornita il Real Betis Balompié, che in collaborazione con dei laboratori tessili locali ha trasformato le casacche in camici da ospedale per i bimbi ricoverati in alcuni istituti del territorio. Un’iniziativa che ha un fortissimo impatto sul percorso di cura dei piccoli pazienti, per cui la Fondazione del club andaluso regala, tra l’altro, molte altre attività e iniziative.  

VISIBILITÀ 

Affrontiamo infine un ultimo ma significativo aspetto, già peraltro toccato negli esempi precedenti, ed è quello legato al concetto di visibilità. Perché la maglia di una squadra di calcio è un veicolo di comunicazione a tutti gli effetti, non a caso sfruttato dai brand commerciali più disparati. 

Ma come abbiamo già avuto modo di vedere (con il City o il Reading, ad esempio), il messaggio da trasmettere può anche riguardare tematiche di responsabilità sociale. E un club che ha per molto tempo usato questa leva è l’FC Barcelona. Dopo l’UNICEF, infatti, da quest’anno è l’UNHCR (l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) a campeggiare sulle iconiche divise blaugrana, rimandando alla collaborazione pluriennale tra le due organizzazioni.  

Discorso leggermente diverso, ma sicuramente dall’impatto egualmente positivo, è quello di una “vecchia” conoscenza. Perché oltre all’iniziativa legata al suo home kit, l’Arsenal – a cui va l’oscar dell’estate 2022 – ha lanciato iniziative anche per la seconda e terza divisa, celebrando l’esempio positivo portato da giovani tifosi gunners in giro per il mondo. Il lancio della maglia da trasferta, infatti, ha richiamato l’impegno di Aston Mack, fondatore del movimento Orlando Freedom Fighters, e più volte immortalato con la maglia del club inglese durante le manifestazioni legate a Black Lives Matter. L’uscita dell’insolita casacca pink, invece, ha tributato alcuni giovani attivisti londinesi promotori di progetti sociali sul territorio. 

Dulcis in fundo, chiudiamo con una squadra che ha incontrato più volte l’Italia nel corso dell’ultima stagione, e che in tema di maglie a sfondo sociale ha da insegnare a molti. Stiamo parlando del Bodø/Glimt, la cui strategia di sostenibilità (Action Now) vede proprio in ‘Our Kit’ il proprio secondo principio fondamentale. Da sempre, infatti, i norvegesi associano le divise da gioco ad un messaggio legato all’ambiente, richiamando uno degli Obiettivi dell’Agenda 2030 della Nazioni Unite. Lo scorso anno, ad esempio, erano stati l’oceano e le città sostenibili. Per la stagione in corso, invece, il tema scelto è quello della luce. Una questione tutt’altro che marginale a quelle latitudini, riguardando sia l’ambiente che il benessere psicofisico delle persone.