Empoli, Salernitana e Venezia: conosciamo la responsabilità sociale delle neopromosse della Serie A

Il gol allo scadere di Riccardo Bocalon, attaccante trentaduenne con un passato nelle giovanili dell’Inter, ha delineato ufficialmente il terzetto di società che (salvo imprevisti) andrà a completare la griglia di partenza della Serie A 2021/2022. Uno schieramento che si è arricchito appunto dei lagunari, vincitori della finale playoff, oltre che di Empoli e Salernitana, rispettivamente prima e seconda classificata dell’ultimo campionato cadetto.  

Ipotizzando che i prossimi mesi saranno molto intensi per le tre neopromosse, impegnate nell’allestimento di rose competitive per la nuova categoria, nonché nella ricerca di upgrades dal punto di vista societario per incontrare gli standard della Serie A, siamo andati a sbirciare in casa dei tre club per scoprirne i “segreti” sotto il profilo della responsabilità sociale

Empoli FC 

Partiamo dall’Empoli FC guidato da Alessandro Dionisi e vincitore del campionato cadetto 2020/2021. Una società, quella toscana, che conosce bene la massima serie, visto che si tratta della quinta apparizione negli ultimi dieci anni.  

Una realtà dunque “abituata” a certi palcoscenici, solida e ben strutturata anche sotto il profilo della responsabilità sociale, manifestazione concreta del desiderio del club azzurro di mettersi al servizio della comunità.  

Un impegno realizzato sul campo anche grazie ad una fondazione creata ad hoc, ‘Empoli for Charity Onlus’, il cui obiettivo vuole proprio essere quello di “ottenere i migliori risultati nel Terzo Settore grazie ad una vera e propria Squadra”, permettendo al club di “gestire direttamente manifestazioni e progetti”.  

La Onlus non pare avere una strategia delineata (non presente alcuna informazione a riguardo sul sito ufficiale della società), ma piuttosto sembra operare attraverso la realizzazione di numerose iniziative, rientranti prevalentemente nei campi della beneficenzamagliette messe all’asta per cause sociali, partecipazione e supporto ai progetti della Lega, donazioni ad istituzioni locali (anche e soprattutto in occasione delle festività), nonché sostegno ad alcune realtà africane attraverso, ad esempio, la fornitura di materiale tecnico o medico.  

Non l’unica area di intervento coperta, comunque. Altro interessante progetto è la cosiddetta ‘Scuola di Tifo, programma dedicato alle scuole che consiste in incontri tra gli alunni e alcuni rappresentati del club e delle istituzioni locali per condividere esperienze e offrire momenti di riflessione su temi legati alle personalità coinvolte. Una serie di attività che prevede anche il coinvolgimento dei ragazzi nella creazione di striscioni o cartelloni, visto che gli stessi sono invitati ad assistere ad alcuni incontri nello stadio del club, coronamento del percorso fatto.  

Anche lo sviluppo del calcio femminile sembra essere un ambito nel quale il club punta molto, grazie anche e soprattutto all’influenza della presidentessa Rebecca Corsi (tra le altre, board member della società). Dal 2016, l’Empoli Ladies milita stabilmente nei maggiori campionati professionistici, vantando un sesto posto nell’ultima stagione regolare. L’attività delle Azzurre è molto intensa anche fuori dal campo, con le calciatrici impegnate in diverse iniziative, molte delle quali “condivise” con i colleghi uomini, a rimarcare un importante messaggio di equità e uguaglianza. Oltre a ciò, sembra essere ben strutturata anche l’attività giovanile relativa, con un buon numero di squadre e attività di promozione.  

Per finire, l’Empoli FC partecipa al campionato di Quinta Categoria, progetto promosso dalla Divisione Calcio Sperimentale e Paralimpico della FIGC e finalizzato all’inclusione sportiva delle persone con disabilità. In particolare, gli Azzurri hanno partecipato all’ultima edizione della manifestazione grazie alla collaborazione con l’Integra Sport 2013 ASD Onlus, associazione che organizza attività multisport dedicate alle persone con varie disabilità.  

US Salernitana 1919  

A far compagnia ai toscani ci sarà la Salernitana, che ritrova la massima serie per la terza volta nella sua storia e a distanza di oltre vent’anni dall’ultima apparizione (stagione 1998/1999).   

Gli Amaranto, “rinati” nel 2011 dopo il fallimento e guidati da allora da Claudio Lotito (patron anche della Lazio, ragion per cui il club è tutt’ora in vendita per ovviare alla norma federale che vieta la multiproprietà nella stessa categoria), vantano un approccio alla responsabilità sociale meno articolato rispetto a quello dell’Empoli, pur con alcune similitudini. Non sembra essere presente una strategia specifica che organizzi e orienti questo impegno, e nemmeno una fondazione dedicata. Piuttosto, iniziative isolate e incentrate prevalentemente negli ambiti della beneficenza e dell’inclusione sportiva.  

Nel primo caso, il club campano ha in questi anni appoggiato diverse cause sociali, dimostrando piena solidarietà al proprio territorio attraverso donazioni di vario genere, partecipazione ad eventi o visite negli ospedali.  

Per quanto riguarda invece il secondo ambito di intervento, similarmente all’Empoli anche la Salernitana partecipa al campionato per persone con disabilità promosso dalla FIGC. Gli Amaranto hanno “adottato” ben due associazioni di calcio integrato (i laziali del Meta Coop e i campani del Vilaggio di Esteban), iscritte ai tornei di Quinta Sesta Categoria.  

Venezia FC 

Dulcis in fundo, il terzo ed ultimo biglietto per la Serie A se l’è aggiudicato il Venezia FC, come accennato vincitore dei playoff di categoria a discapito dei corregionali del Cittadella.  

Anche per i veneti, così come la Salernitana, un ritorno nel massimo campionato italiano dopo praticamente vent’anni, nei quali si contano addirittura due fallimenti e diversi contenziosi con la giustizia sportiva. Dal 2015/2016, il club è in mano ad una cordata di imprenditori guidata dall’ambizioso manager americano Duncan Niederaurer.  

La missione è infatti quella di rendere il “Venezia FC ambasciatore della città di Venezia, dentro e fuori dal campo, sia a livello locale che globale”, come recita il mission statement presentato dal club lo scorso novembre 2020.  

Un progetto organizzato in quattro punti chiave, tra i quali spiccano su tutti le voci “Responsabilità Sociale” e “Crescita della Comunità”. Il club, nello specifico, si impegna a “sostenere i valori etici e sociali del calcio, veicolo per il progresso culturalefonte di inclusione ed armonia all’interno della comunità, e di uguaglianza e giustizia all’interno della società”, per la quale gli Arancioverdi vogliono dare il proprio contributo in termini di “coesione sociale e qualità della vita nel territorio veneziano, sostenendo nello specifico l’educazione, la salute ed il benessere dei giovani”.  

Un progetto come detto molto ambizioso, decisamente da “Serie A”, che speriamo davvero possa davvero esprimersi in maniera completa e concreta per quello che promette. In quest’ottica, sono diverse le iniziative già avviate, o che comunque il club ha realizzato nelle ultime stagioni, espressione delle volontà contenute nel mission statement.   

Le principali e più ricorrenti rientrano nell’ambito della beneficenza, con numerose azioni di solidarietà: dalle visite presso alcune Associazioni del territorio e il sostegno ad eventi sportivi locali, a raccolte fondi e donazioni, per non parlare ovviamente dell’appoggio alle iniziative della Lega.  

Al di fuori di quest’area di intervento, poi, molto interessante la convenzione stipulata con le Gallerie dell’Accademia di Venezia, il cui obiettivo è promuovere il patrimonio storico e artistico della città ad un più ampio pubblico. Per ora il progetto è parte delle iniziative dedicate al settore giovanile (andando ad integrare l’offerta formativa del già esistente progetto culturale “AllenaMente”), ma speriamo possa essere esteso, perché no, ad altri destinatari (ad esempio scuole o altre categorie) come peraltro già fatto da altri club in Europa (si veda in Spagna quello che realizza l’Athletic Bilbao).  

Quanto sono responsabili le tre neopromosse? 

Analizzando il profilo delle tre neopromosse, rimaniamo piacevolmente sorpresi dal notare la presenza di numerose iniziative dedicate al territorio. Progetti realizzati da una onlus specifica come nel caso dell’Empoli (che può quindi contare su una struttura dedicata dalle enormi potenzialità), che è anche il discorso che vale per il Venezia, il cui mission statement è una rarità quasi assoluta anche per il panorama della Serie A, frutto forse del background di un management straniero abituato a ragionare in certi termini. Più attardata in questo senso la Salernitana in cui, nonostante alcune attività, mancano del tutto linee guida, o anche solo figure che si possano dedicare completamente e unicamente della realizzazione di progetti sociali più strutturati.  

Per quel che riguarda le aree di intervento, non sorprende la densità di iniziative nell’ambito della beneficenza, trend ricorrente emerso anche dal nostro report ‘CSR in Serie A. E se da un lato fa piacere la partecipazione di due club su tre al progetto ‘Quarta Categoria’, best practice riconosciuta anche dalla UEFA che è anche grazie a realtà come le neopromosse in questione che ha ottenuto un simile riconoscimento, dall’altro non possiamo non notare la quasi totale assenza di progetti strutturati nella scuola (‘Scuola di Tifo’ rientra solo parzialmente in questa definizione) per la quale crediamo fermamente i club possano davvero fare di più, con programmi didattici più articolati, coinvolgenti e che diano fondo alla capacità del calcio di veicolare importanti messaggi sociali (il quasi omonimo ‘Io Tifo Positivo’ potrebbe essere un format al quale ispirarsi). Simile discorso per la promozione dell’attività femminile (solo l’Empoli è attrezzato in tal senso), oramai una necessità per ogni club, peraltro legata con un filo diretto alla scuola, luogo in cui è possibile fare promozione e sensibilizzare su quei temi facilmente annessi a quest’ambito.  

Infine, la nota dolente è l’assenza di riferimenti alla questione ‘sostenibilità ambientale’. Un tema importante, ma ancora troppo poco presente nella visione complessiva del calcio italiano (l’ultimo report di Responsiball sul nostro campionato ci assegnava un poco incoraggiante 1.67%), giustificando quanto emerso dall’analisi delle tre neopromosse. Eppure, abbiamo più volte sostenuto che sia proprio in queste realtà a forte identità “locale” che la dimensione ambientale possa veramente realizzarsi con efficacia, con numerosi esempi a testimoniarlo. Peraltro, la sostenibilità ambientale diventa quasi una necessità in realtà come Venezia, in cui dovrebbe essere una priorità assoluta per le caratteristiche del territorio, con il calcio che crediamo possa dare un importante contributo alla causa.    

Insomma, le tre neopromosse si presentano ai nastri di partenza con una discreta base, pur essendo presenti aree nelle quali serve un cambio di marcia deciso. Rimaniamo nella speranza che questo contributo serva come spunto per gli stessi club affinché sempre più iniziative vengano messe in campo. Nel frattempo, comunque, buona Serie A